Caro carburante: perché, conseguenze e soluzioni - Blog Karrycar

Caro carburante: perché, conseguenze e soluzioni

Il prezzo medio del carburante è in crescita dal 2020 e negli ultimi mesi ha subito un ulteriore pesante rincaro, che sta danneggiando cittadini e aziende, in particolare le imprese di autotrasporti. 

Ma quali sono i motivi che hanno portato all’aumento di prezzo?

Cerchiamo di spiegarlo partendo dalla definizione dei parametri che determinano il prezzo del carburante in Italia, tale prezzo è composto:

  • Per il 55% da tasse, di cui il 22% di Iva ed il restante di accise.
  • Per il 10 – 15% dal margine lordo della filiera.
  • Per il restante dal valore della materia prima, basato sulla quotazione Platt (parametro di riferimento per le compagnie energetiche che definisce il valore dei carburanti a livello internazionale).

I motivi del caro carburante

2020

Torniamo ora ad aprile 2020: quando è scoppiata la pandemia di Covid-19 i paesi membri dell’Opec+ (il cartello dei maggiori paesi esportatori di petrolio, tra i quali naturalmente la Russia) hanno ridotto drasticamente la produzione di greggio (petrolio estratto non lavorato).

La riduzione è stata di quasi 10 mila barili al giorno, dove un barile corrisponde a circa 160 litri.

2021

Nel 2021 la domanda globale di petrolio è aumentata vertiginosamente, a seguito della ripresa delle attività economiche e non, dopo il blocco imposto dalla pandemia, in virtù del rallentamento della diffusione del Covid-19. 

La produzione è di conseguenza via via aumentata, ma l’offerta non è riuscita a tenere il passo con la domanda.

2022

Per il 2022 è perciò stato stabilito dall’Opec+ un incremento della produzione di greggio di circa 400 mila barili al giorno per coprire il fabbisogno. 

A questo punto entra però in gioco l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, iniziata il 24 febbraio, che ha portato alla riduzione delle forniture di petrolio dalla Russia all’Europa.

Va tenuto conto che la Russia è la prima esportatrice di greggio al mondo, da sola soddisfa l’8% della richiesta globale.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia è intervenuta facendo ricorso alle proprie riserve strategiche, ma non è bastato, i timori legati allo stop delle forniture dalla Russia hanno influenzato le quotazioni dei prodotti petroliferi, gli indici Platt, con la chiara conseguenza dell’aumento dei prezzi.

Perché il prezzo del diesel ha superato quello della benzina?

A marzo 2022 il prezzo del diesel ha superato quello della benzina, perché?

L’Europa ha un sistema di raffinazione del petrolio orientato alla produzione di benzina, di cui è anche esportatrice, ma di conseguenza dipende dall’importazione di gasolio dalla Russia.

Per di più la ripresa economica post covid è stata ed è trainata dal trasporto delle merci, che avviene soprattutto tramite mezzi a diesel, perciò la domanda di diesel è cresciuta esponenzialmente. 

Al calare dell’offerta di petrolio sono aumentati i prezzi del prodotto maggiormente richiesto, appunto il diesel.

La protesta degli autotrasportatori contro il caro carburante

L’aumento generalizzato del costo dei carburanti (più del 20% in un anno) con il prezzo del diesel alle stelle, che si allinea alla benzina e supera i 2 euro al litro, va a peggiorare la situazione già molto critica degli autotrasportatori, dovuta alla carenza di conducenti. 

Le proteste spontanee dei camionisti italiani hanno avuto inizio già il 22 febbraio in Sicilia e Puglia. 

Ma con gli ulteriori aumenti avvenuti tra il 28 febbraio e il 6 marzo, che hanno portato i prezzi dei carburanti a più di 2 euro al litro, le proteste si sono aggravate e si sono espanse dal sud a tutta Italia. 

È stato anche richiesto uno sciopero nazionale dell’autotrasporto contro il caro gasolio, per il giorno 14 marzo, ma è stato bocciato dalla Commissione di Garanzia. 

L’annuncio della protesta nazionale aveva fatto temere il blocco delle merci, soprattutto dei prodotti alimentari, e dei rifornimenti di carburante.

Il 14 marzo molti autotrasportatori hanno dunque protestato, i conducenti hanno fermato bilici e autotreni o hanno proseguito a velocità ridotta nelle autostrade rallentando il traffico, la protesta è stata volta a chiedere al governo una risposta seria per risolvere la situazione del caro carburante.

Gli autotrasportatori, soprattutto i piccoli, con questi costi non possono lavorare, (parliamo di cifre come 300 euro in più per un pieno) sarebbero costretti inoltre ad attuare licenziamenti.

Protocollo d’intesa

Dopo le proteste e le varie minacce di fermo dei trasporti, il 17 marzo 2022 è stato siglato tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e le associazioni di categoria dell’autotrasporto merci un protocollo d’intesa per regolare i costi dell’autotrasporto.

Soluzioni e taglio accise 

Il 21 marzo è stato annunciato dal governo un taglio delle accise sui carburanti, esso porta ad una riduzione del prezzo di benzina e gasolio di 30 centesimi per litro.

Il suddetto taglio è però in atto soltanto dal 22 marzo al 20 aprile 2022, è un intervento spot e non un intervento strutturale atto a risolvere il problema a lungo termine.

Nel frattempo l’Antitrust con la Guardia di Finanza sta indagando sulla speculazione delle compagnie petrolifere.

Cosa risolverebbe davvero il caro carburante?

Per risolvere in modo strutturale il problema del caro carburante ci vogliono anni ed è necessario:

  • Differenziare le fonti energetiche.
  • Riconvertire le raffinerie europee, da orientate alla produzione di benzina alla produzione di diesel.
  • Aumentare il circolante elettrico per diminuire il fabbisogno di diesel e benzina.
Protocollo_intesa_autotrasporto_17marzo2022

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